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USA LA METROPOLITANA URBANA PEDONALE

Tutti sappiamo che essere fisicamente attivi è essenziale per cuore, mente e corpo, a ogni età e con ogni abilità.  L'attività fisica previene e cura decine di malattie, pur non sostituendo i farmaci, e senza effetti collaterali. La scienza insegna che si riscontrano benefici nelle malattie cardiovascolari, metaboliche e neoplastiche, senza dimenticare funzioni cognitive e umore: il camminare all’aperto è un potente antidepressivo naturale.

Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) insista da quarant'anni, tutto questo deve ancora entrare nella mentalità di molti. Lo dimostra, ad esempio, l’uso dell’ascensore anche per una sola rampa di scale, mentre dovrebbe essere ridotto ai soli casi di chi ne ha davvero bisogno.

In questo contesto, il Comune di Fiorano Modenese, su proposta di alcuni medici di famiglia del territorio,  ha realizzato il progetto innovativo delle 2 metropolitane urbane pedonali MetroFIORANO e MetroSPEZZANO.

Il progetto avvia le persone a camminare per la salute e a conoscersi, in tutte le ore di tutti i giorni dell'anno. Questo potrà avvenire, soprattutto in alcuni casi, anche su indicazione del proprio medico. Ringrazio fin da ora tutti i medici del nostro Comune che hanno collaborato e collaboreranno alla buona riuscita del progetto.

Tutto questo potrà servirci ad ottenere più salute, intesa come "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o d’infermità".

L’augurio è che sia di supporto per guadagnare salute.

Buona Camminata a tutti!

Francesco Tosi

sindaco FIORANO MODENESE

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DAI MEDICI DI MEDICINA GENERALE

Nucleo di Fiorano Modenese:

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Perché un progetto che favorisca la camminata veloce viene promosso dalla Medicina Generale?

Perché, come sanità territoriale, stiamo perdendo la battaglia contro le patologie croniche, soprattutto stiamo combattendo con le armi sbagliate.

La prevenzione, di cui tanto si parla e per la quale tanti sforzi, economici e non, vengono profusi, è spesso male concepita: senza entrare nel campo del “prevenire è meglio che curare” in qualsiasi situazione (affermazione molto pericolosa e potenzialmente dannosa), sicuramente possiamo asserire che “non essere malati è meglio che esserlo”. Ecco dunque che, parlando di prevenzione PRIMARIA, possiamo evitare che le patologie insorgano. La diagnosi precoce, rappresentata dagli screening gratuiti o dalle indagini diagnostiche di primo e secondo livello, rientra invece nella prevenzione SECONDARIA, ovvero scopro in anticipo una malattia che già è presente. La già citata prevenzione primaria invece, consente di posticipare, se non cancellare del tutto nei casi più fortunati, l’insorgenza della condizione patologica stessa.

Viene quindi da chiedersi come agire per favorire questo tipo di prevenzione.

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L’unica modalità che ha davvero un impatto su larga scala, senza consistenti effetti collaterali, è l’azione sugli stili di vita INDIVIDUALI.

Cosa posso fare io?

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Compito della politica, delle amministrazioni e delle Istituzioni è agire sulla qualità dell’aria, sul mercato del Lavoro, sugli ambienti di vita, sui problemi sociali e tanto altro.  Ma una grande fetta di responsabilità è anche nostra, del singolo individuo. La Scienza e la Medicina in particolare, hanno portato le persone a consegnare “passivamente” la propria salute a terzi, affidandosi ai professionisti del settore per quella compressa, o quell’intervento o quella riabilitazione. Non negando assolutamente il fondamentale contributo che queste terapie apportano, è però importante sottolineare come il NON ergersi a PROTAGONISTI della propria salute porta, nel tempo, a risultati peggiori sia in termini di insorgenza che di decorso delle patologie. Io come individuo devo essere consapevole che la mia salute dipende, prima di tutto, da me medesimo (almeno per gli aspetti che posso controllare). Questo se non altro perché, a parte eventi acuti per i quali il corretto setting assistenziale è l’ospedale, a domicilio e sul territorio, per la grande maggioranza della mia vita, non saranno i sanitari a occuparsi di me, ma sarò io con me stesso a dover vivere in maniera sana.

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Lasciando ad altri testi una trattazione completa sul benessere bio-psico-sociale, accenneremo qui all’importanza dell’attività fisica per la salute, ovvero ad uno degli ambiti fondamentali che devo considerare per vivere bene, come individuo.

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Sono ormai numerosissime le evidenze scientifiche che confermano quanto l’attività fisica sia importante sia in prevenzione PRIMARIA (uno stile di vita attivo contrasta l’insorgenza delle patologie) che SECONDARIA (la patologia insorta può essere trattata ed avere un decorso molto più favorevole se, in ottica TERAPEUTICA, pratico attività fisica). Possiamo fare un parallelismo con una classe di farmaci largamente diffusi, ovvero gli inibitori della HMG CoA reduttasi, le famose STATINE per il colesterolo. Il colesterolo NON è un veleno tossico dal quale sia necessario stare alla larga, ma un componente fisiologico di molte strutture del nostro organismo. Perché dobbiamo combatterlo? Perché si è visto che un suo eccessivo aumento, in un contesto come quello odierno nel mondo occidentale (legato anche ad altre problematiche metaboliche, dietetiche e di stili di vita, come ad esempio il fumo), è associato ad un consensuale aumento nelle patologie cardiovascolari in toto: per semplificare, nella società di oggi un colesterolo troppo alto può portarmi ad avere un infarto, o un ictus. Ancora, se già avessi avuto uno di questi episodi, la persistenza di un colesterolo elevato (insieme all’episodio già occorso), mi porterà con ancor maggior probabilità a sviluppare un nuovo evento cardiovascolare. Prendo quindi un farmaco che mi aiuti a tenere sotto controllo i valori ematici del colesterolo, assumendolo in PREVENZIONE PRIMARIA (quindi utilizzandolo contro un fattore di rischio) se non avessi mai avuto eventi cardiovascolari, ed in PREVENZIONE SECONDARIA (quindi contro l’evolvere di una patologia, in termini perciò terapeutici) se già ne avessi avuti.

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Allo stesso modo uno stile di vita attivo può aiutarmi a contrastare i fattori di rischio così come a curare una condizione patologica.

La vita però non è facile, anche se straordinaria; quindi, questo effetto benefico dell’attività fisica richiede qualche accortezza. Se voglio prendermi cura di me e stare bene, ci sono delle regole. Proseguendo con un parallelismo farmacologico, se voglio che il farmaco per la pressione funzioni devo assumerlo ad un certo dosaggio, con una certa frequenza. Non posso assumerne dosaggi troppo bassi, inefficaci, né troppo elevati, dannosi. E non posso assumerlo quando me la sento, quando ne ho voglia o quando mi ricordo, perché, come detto all’inizio, lo sforzo che ci è richiesto si profonde sul campo di battaglia della cronicità.

E quindi ecco il trait d'union tra medico e camminata veloce: così come il medico prescrive un certo farmaco, con un certo dosaggio ed una determinata posologia, così prescriverà un’attività fisica con una certa intensità ed una determinata frequenza.

Qui però il cambiamento è totale: io individuo non sono più passivamente curato da un farmaco che agisce sul mio corpo, del quale magari conosco poco e per il quale mi affido ad un professionista che me lo ha consigliato, ma divento protagonista della mia salute, impegnandomi attivamente per stare meglio, responsabilizzandomi insieme a chi mi ha fatto la prescrizione.

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Entrando nello specifico: l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle sue Linee Guida, afferma che, perché si ottengano i risultati in termini di salute ai quali abbiamo accennato, sia necessario praticare almeno 150 (meglio 300) minuti di attività fisica alla settimana. Questa deve comprendere sia attività aerobica (la camminata, la bicicletta, la corsa…) che esercizi di forza, soprattutto con l’aumentare dell’età (per migliorare equilibrio, mantenere la massa muscolare ecc). Si badi che si parla di salute, non di sport, e quindi non di prestazioni. L’attività che pratico non è finalizzata al raggiungimento di un tempo inferiore (come nelle gare di corsa o bicicletta) né di un canone estetico (come nel body building) o nel raggiungimento di un parametro particolare (come per esempio nel sollevamento pesi). Andare in palestra per migliorare il proprio aspetto secondo i propri desideri, o correre per poter gareggiare nella maratona, sono attività ottime e assolutamente non da sconsigliare. Ma non sono quello che, come Medicina del Territorio, siamo chiamati ad incentivare. Soprattutto perché la nostra proposta è rivolta principalmente (anche se non esclusivamente) a quelle persone che:

  • Non stanno praticando sport;

  • Presentano già delle patologie o dei fattori di rischio per queste;

  • Sono in età avanzata.

Dobbiamo quindi trovare un’attività fisica che abbia le seguenti caratteristiche:

  • Sia a costo zero (o quasi) ed a minimo impatto ambientale;

  • Possa essere praticata da tutti, anche e soprattutto da persone in età avanzata o con patologie;

  • Non richieda una particolare preparazione tecnica e sia quindi un movimento naturale, innato;

  • Possa essere praticata per ALMENO 150 (MEGLIO 300) minuti a settimana tutte le settimane dell’anno.

Se ipotizzassi di identificare questa attività con la corsa, rispetterei il criterio ambientale e parzialmente quello del movimento naturale, ma certamente non quello di poter essere proposta a persone anziane o con patologie (si pensi all’artrosi, o alle cardiopatie per esempio).

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Considerando il nuoto sarei necessariamente limitato dalla presenza di strutture (a pagamento) che ne consentano l’esecuzione, ed in più non tutti sanno nuotare.

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Altre attività potrebbero invece essere impraticabili per così tanti minuti e con una tale costanza (tutte le settimane, di tutti i mesi, di tutto l’anno), portando facilmente ad infortuni o patologie muscolo-scheletriche.

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Ecco, quindi, che unendo tutti i puntini resta un solo disegno chiaro: la camminata veloce.

Economica (al di là di un buon paio di scarpe non ha nessuna necessità particolare), ad impatto ambientale zero, praticabile da tutti, con costanza.

Ecco quindi il perché di questa iniziativa: in quanto cittadini siamo ormai più che consapevoli dei benefici dell’attività fisica, ma in quanto medici, chiamati a promuovere la salute e quindi uno stile di vita attivo,  ci scontriamo con la vita reale dei nostri pazienti, per i quali trovare tempo, modo e voglia di avere costanza nel mantenere una vita attiva risulta spesso difficile, a causa dei mille impegni lavorativi (e qui ci sarebbe molto da dire…), familiari e personali in generale. Come contrastare la frustrazione che spesso ci troviamo ad affrontare, convinti che lo stile di vita corretto sia più efficacie (ed efficiente) delle classiche terapie farmacologiche? Proponendo una soluzione semplice, fattibile, di prossimità e che faccia spendere meno tempo e risorse possibili: la possibilità di praticare la camminata veloce nel proprio paese, sotto casa. Facile no? In realtà neanche un po’, con questo progetto abbiamo cercato di investire sulla salute costruendo un impianto che possa semplificare il più possibile l’accesso all’attività fisica, ora però dipende dal singolo individuo cogliere l’occasione, scommettere su sé stesso ed iniziare a stare bene.

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